lunedì 22 ottobre 2012

Il Teatro alla Moda: A' Compositori di musica (2)


Pretenderà il Compositore moderno dall’Impresario (oltre l’Onorario) il Regalo d’un Poeta da potersene servire a suo modo; e subito composta l’Opera la farà sentire ad Amici, che nulla intendano, con l’opinione de’ quali regolerà Ritornelli, Passaggi, Appoggiature, Diesis enarmonici, Bmolli cromatici, etc.
Avverta il moderno Compositore di non trascurare il solito Recitativo sopra Cromatici o con Stromenti, obbligando perciò il Poeta (regalatogli come sopra dall’Impresario) a fargli una Scena di Sagrificio, di Pazzia, di Prigione, etc.
Non farà mai Arie con Basso solo obbligato, riflettendo che oltre ciò non essere più in costume, nel tempo che v’impiegasse, può comporne una dozzina con gli Stromenti.
Volendosi poi comporre qualche Aria con Bassi, dovranno questi formarsi di due o tre Note al più ribattute o legate in guisa di Pedale, avvertendo sopra ogni cosa, che tutte le seconde Parti siano di roba vecchia, Se l’Impresario poi si lamentasse della Musica, protesterà il Compositore che ciò fa a torto, avendo posto egli nell’Opera un terzo di Note più del solito, ed impiegatevi quasi cinquant’ore in comporla.

giovedì 18 ottobre 2012

Il Teatro alla Moda: A' Compositori di musica (1)

Eccoci al secondo capitolo della satira di Marcello, dedicato ai compositori. Non siamo più abituati a percepire il teatro d'opera come vivo e pulsante, ma piuttosto come reliquia di un passato lontano; molto raramente vedono la luce nuove opere, mentre all'epoca di Marcello vi era grandissimo fermento. La continua richiesta di drammi nuovi (non esisteva il concetto di repertorio) portò alla comparsa di un grande numero di compositori mediocri o, quando andava bene, buoni mestieranti, che costituivano un oceano di musicisti dal quale emergevano i grandi nomi che ancora oggi si ricordano. Marcello attacca questi mestieranti, li considera ignoranti e succubi ai capricci di virtuose, castrati e impresari; critica violentemente la musica priva di finalità drammatica volta al solo scopo di far sfoggiare le abilità tecniche dei cantanti, e l'uso esteso del "prestito" e del riciclo di musica già scritta (che è forse anche un tacito attacco contro Vivaldi)...tutte cause di appiattimento stilistico e decadimento qualitativo e drammatico.

giovedì 11 ottobre 2012

Il Teatro alla Moda: A' Poeti (2)


Avverta il buon Poeta moderno di non intendersi punto di Musica, imperciocché tale intelligenza era propria degli Antichi Poeti secondo Strabone, Plinio, Plutarco, etc., li quali non separarono il Poeta dal Musico, né ’l Musico dal Poeta, come furono Anfione, Filamone, Demodoco, Terpandro, etc. etc. etc.
L’Ariette non dovranno aver relazione veruna al Recitativo, ma convien fare il possibile d’introdurre nelle medesime per lo più farfalletta, mossolino, rossignuolo, quagliotto, navicella, copanetto, gelsomino, violazotta, cavo rame, pignatella, tigre, leone, balena, gambaretto, dindiotto, capon freddo, etc. etc. etc., imperciocché in tal maniera il Poeta si fa conoscere buon Filosofo distinguendo co’ paragoni le proprietà degli Animali, delle Piante, de’ Fiori, etc.

mercoledì 10 ottobre 2012

Il Teatro alla Moda: A' Poeti (1)


Finalmente entriamo nel vivo di questo ammirevole lavoro. Il primo capitolo (che per la sua lunghezza divideremo in due parti) è dedicato ai librettisti. La satira di Marcello si snoda attraverso una serie di ironici "suggerimenti" alle parti in causa, con riferimenti più o meno intelligibili a situazioni e persone reali (uno per tutti, l'Orso è Orsatti, impresario del Teatro di San Moisè). Il testo è chiaro e godibile, e non necessita spiegazioni. Una sola raccomandazione, valida per l'intero lavoro: non si consideri il Teatro alla Moda come una severa critica di un genere in decadenza, antesignano della "riforma" gluckiana (così venne interpretato dalla storiografia romantica). Accanto a questo aspetto "è anche testimonianza di una sgangherata, ma incoercibile vitalità, dimostrazione del fatto che, se pur in mezzo a quegli inestirpabili difetti, il melodramma rimane vivo e vegeto, forse la condizione stessa del difetto è intrinseca alla natura del teatro" (Dorsi, Rausa). 
Bando alle ciance, leggiamo Il teatro alla Moda!

domenica 7 ottobre 2012

Maestri dimenticati: Domenico Sarro (1679-1744)

Difficilmente il nome di questo musicista, da molto tempo caduto nell'oblio, ricorderà qualcosa di significativo alla maggior parte dei lettori. La sua musica si posiziona in un'epoca di transizione: da una parte lo stile elaborato di Alessandro Scarlatti (avremo modo in futuro di parlarne ampiamente), dall'altro il nuovo linguaggio di Vinci e Hasse. Non valse a molto lo sforzo di adattarsi alle nuove tendenze musicali; l'avvicinamento allo stile di Vinci gli portò più critiche che benefici, venne considerato un imitatore e Charles de Brosses lo definì "savant, mais sec et triste". 

mercoledì 3 ottobre 2012

Gluck in Francia (1): Iphigénie en Aulide

Dalla metà del '700 la tragédie lyrique, genere teatrale creato da Lully e plasmato sullo stile declamatorio della tragedia recitata, è in crisi. L'ultimo capolavoro nel genere, il Dardanus di Rameau, risale al 1739; da quel momento, ricevendo forti critiche dagli intellettuali illuministi, la tragédie cede sempre più terreno a favore dell'opera italiana e dell'opéra comique.  Dato che la musica doveva strettamente attenersi al testo, e vivere in sua funzione, la tragédie era percepita ormai come carente di interessi e stimoli puramente musicali, ed i recitativi apparivano eccessivamente formali e pomposi. Rousseau attaccò Lully e Rameau per non aver nemmeno colto (secondo lui) la vera essenza della lingua francese, che tra l'altro considera inadatta al canto, auspica il ricorso a melodie semplicissime, senza ampi salti, senza polifonia od elaborazioni puramente musicali. Per Gluck l'impresa si dimostrava ardua.