domenica 23 dicembre 2012

Johann Adolf Hasse: un ricordo


Il signor Hasse è così universalmente conosciuto sul continente per il suo talento, che non mi è ancora accaduto di parlare di lui con un esperto di musica che non lo consideri il più spontaneo, il più elegante. il più esperto compositore di musica vocale, ed anche il più fecondo compositore vivente - Charles Burney, 1773
Raggiungerò la gloria di tutti i grandi della mia patria, diventerò immortale come Handel e Hasse - Mozart, 1765
mi ricolma di piacere e d’ammirazione il ritrovare in esse  [le arie del Re Pastore] quella verità, quell’armonia e quella ragione, che il mio caro signor Hasse avrebbe insegnato ad accordare insieme, se vi fosse chi sapesse impararlo; [...] La vivacità e la novità ch’io ritrovo in questa musica non so come possa esser concepita in un’anima così frequentemente tormentata dai dolorosi inconvenienti della macchina in cui s’alloggia, e non so com’egli si fecondi in vece d’insterilirsi nella perpetua produzione. - Pietro Metastasio, 1756
Il primato di questo grande uomo è passato, ma ancora si ricorda che per il suo talento è stato ammirato in ogni luogo, ed ora vive tranquillo a Venezia, ammantato di gloria e da tutti i maestri considerato Padre della Musica. - Giambattista Mancini, 1777
Allievo di Mattheson e Keiser ad Amburgo, di Alessandro Scarlatti e forse di Porpora a Napoli, grande amico di Metastasio e apprezzatissimo da Farinelli, fa dell'Italia la sua seconda patria imparando la lingua alla perfezione e cogliendo nei teatri di Napoli e Venezia i suoi primi grandi trionfi. Per quarant'anni il suo nome sarà legato ai teatri di Dresda (dove riformò l'orchestra e ne fece un modello europeo) e Vienna, componendo opere teatrali e lavori sacri dove si riscontra una grande attenzione sia per le voci che per il tessuto orchestrale (con un frequente ricorso, per esempio, a strumenti solisti nelle arie). Si ritira dalle scene nel 1771 dopo una carriera di mezzo secolo, trasferendosi a Venezia con la moglie e le figlie e dedicandosi interamente alla musica sacra.


I coniugi Hasse
Raramente nella storia della musica ci imbattiamo in un destino simile a quello occorso alla fama e all'opera di Johann Adolf Hasse. Stimato, acclamato e lodato dal pubblico, dai colleghi, dagli intellettuali e dai critici, conteso dalle corti e dai teatri dell'intera Europa...e rapidamente caduto in oblio dopo la sua morte. Cosa è successo? A mio parere sono intervenuti due fattori. In primo luogo la dissoluzione della realtà politico-sociale nella quale Hasse operò: i suoi lavori teatrali si inserivano nel mondo cortigiano del XVIII secolo, erano nati per intrattenere e celebrare principi e sovrani attraverso libretti altamente allegorici quali quelli di Metastasio, ormai anacronistici nella nascente "era borghese". Vi furono anche profondi cambiamenti musicali. Come abbiamo visto tempo fa, lo stesso Hasse ne era consapevole mentre, controvoglia, componeva il RuggieroTentativi di rinnovamento delle forme e della sostanza dell'opera giungevano da molte parti - pensiamo a Gluck e a Jommelli -; il dominio dell'opera seria stava tramontando, e con esso le stilizzazioni degli "affetti" e l'astrattezza vocale dei castrati.
In secondo luogo il periodo storico in cui Hasse visse e compose venne inquadrato, dall'estetica musicale ottocentesca - che ancora in gran parte influenza la nostra attuale visione della storia musicale - come un momento di transizione dal "barocco" di Bach e Handel al "classicismo" di Haydn, Mozart e Beethoven. Ciò che sta in mezzo, variamente e confusamente denominato (stile galante, rococò, preclassicismo) è considerato un momento di transizione, quindi necessariamente incompleto e di modesta qualità. 
Concezione in realtà semplicistica e ingenua, perché pretende di fissare precise etichette e confini temporali tra un'epoca e un'altra, quasi esistessero dei compartimenti stagni e non un continuo ed ininterrotto fluire del tempo (πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός: Eraclito lo sapeva bene). Tra l'altro, come acutamente rileva Raffaele Mellace, è proprio negli anni di affermazione della carriera internazionale di Hasse che "uno stile nuovo interviene a riformare il lessico compositivo attraverso il primato dell'omofonia sul contrappunto, la squadrata concinnità delle frasi, l'invenzione melodica più disinvolta, un certo penchant per la simmetria del periodo, il ritmo armonico rallentato". Uno stile che dominerà il mondo teatrale tra il 1720 e il 1780, difficilmente interpretabile come incerto momento transitorio.

Una grande renaissance dell'opera hassiana non si è verificata, contrariamente a quanto avvenuto per Bach, Vivaldi o Rossini, e troppo ardua si presenta la ricerca delle spiegazioni a riguardo. E' certo che il suo nome rimane pressoché sconosciuto al grande pubblico, rari gli allestimenti delle sue opere, quasi inesistenti  le edizioni delle partiture (ne esistono pochissime, a prezzi astronomici). E ciò è un vero peccato: non solo si finisce per  avere una visione parziale e distorta del Settecento musicale (quasi che tra Handel e Mozart, isolati nel loro abbagliante splendore, sia esistito solo un mare di mediocri "mestieranti" ininfluenti), ma soprattutto si ignora musica splendida, di alto livello tecnico ed emozionale.





Hasse muore a Venezia il 16 dicembre 1783 all'età di 84 anni.
Il 23 dicembre 1783 viene sepolto nella chiesa di S.Marcuola dove tuttora riposa insieme alla moglie.



 

3 commenti:

  1. è un articolo ben scritto, con delle riflessioni davvero interessanti, che analizzano la persona hasse in modo che colpisce, con degli elementi che personalmente non conoscevo. Ho imparato qualcosa di nuovo, grazie!

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  2. Splendido articolo, Megacle :) E' sempre bello poter scoprire musica rimasta ingiustamente negletta; il '700 abbonda di piacevoli sorprese anche quando si va a rintracciare la musica dei cosiddetti "minori".

    Approfitto dell'occasione per farti gli auguri di sereno Natale e uno splendido anno nuovo!

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