Oggi cominciamo con questa introduzione una serie di "giornate" dedicate alla lettura dell più famosa e divertente satira del mondo operistico. Pubblicato anonimo a Venezia nel 1720, rappresenta la velenosa protesta di un aristocratico musicista contro la degenerazione dei costumi teatrali nei primi decenni del XVIII secolo: Benedetto Marcello, nato nel 1686 in una nobile ma impoverita famiglia della Serenissima. Indirizzato, per tradizione di status, agli studi giuridici, divenne avvocato e magistrato ricoprendo anche numerose cariche pubbliche, tra le quali quella di membro del Maggior Consiglio. Fu anche scrittore, poeta e prolifico compositore. E' proprio il grande amore per il teatro operistico a muoverlo alla critica: i capricci dei cantanti, l'ignoranza dei librettisti, la sete di guadagno dei pubblici impresari che dominano la gestione dei teatri italiani, la carenza di ispirazione e la sottomissione dei compositori allo status quo sono per lui le cause della supposta decadenza dell'opera. Una polemica del genere si ripeterà (come sempre accade) con le generazioni successive - pensiamo all'Impresario delle Canarie di Metastasio, all'Impresario delle Smirne di Goldoni, alle satire di Mozart e Salieri fino alle Convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti - in un eterno rimpianto di una pretesa età dell'oro perduta per sempre.
Già in copertina Marcello affila le armi: la dedica "dall'autore del libro al compositore di esso" è una chiara presa in giro delle servili e iperboliche dediche che spesso i librettisti scrivevano all'indirizzo di qualche nobile protettore. Ma non è finita: l'indicazione del luogo di stampa è puramente fittizia e nasconde, in ciascuno dei nomi, un riferimento a noti protagonisti della vita teatrale dell'epoca. Per esempio, aldiviva è l'anagramma di Vivaldi e Strada indica Anna Maria Strada - la celebre cantante che lavorò con Handel.
L’AUTORE DEL LIBRO AL COMPOSITORE DI ESSO
A voi, o mio dilettissimo Compositore del Libretto presente, questo mio Libretto consacro. Imperciocché, se per vostro piacere, e per sollevarvi dalle noiose cure sì giocosa Prosa in assai volgar Frase (perché ben s’intenda) io dettai, giusto ben sia che a voi medesimo l’indirizzi, perché è cosa già vostra quando per mia comparisce. Voglio lusingarmi però, che la presente Operetta non sia per riuscir discara, o di poco giovamento a chiunque de’ Teatri è solito approfittarsi, essendo raccolte in essa molte delle più riguardevoli Cose, che importano a ben riuscire nelle moderne Sceniche Operazioni. Pure, se contro di me si scopriranno de’ malevoli Detrattori, spero, che in voi solo affidandomi, saprete ben persuaderli, e placarli. So pur troppo (per dir da vero) che molti a cui la correzione sopra le malfatte cose non piace, diranno che questa mia Fatica è inutile e vana, chiamandomi altri sprezzatore della moderna Virtù; ma (ciò seguendo) avremo parimente un piacere scambievole in vedendo risentirsi taluni, li quali, come colti nel comune difetto, crederanno che apostatamente per loro, io a scrivere siami posto, e Voi di loro precisamente ridete.
Frattanto, o indiviso mio Amico, prendete a grado questo mio dono, come presentatovi da chi senza di voi non può vivere, e state sano, se non volete vedermi ammalato. Addio.
Anna Maria Strada del Po, detta il Maiale ;)
RispondiEliminaA ciascuno il suo, ieri il Maiale, oggi la castora XD (ma almeno il Maiale sapeva cantare) :P
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