mercoledì 12 dicembre 2012

Il Teatro alla Moda: A' Musici



Non dovrà il VIRTUOSO moderno aver Solfeggiato, né mai Solfeggiare per non cader nel pericolo di fermar la Voce, d’intonar giusto, d’andar a tempo, etc., essendo tali cose fuori affatto del moderno costume.
Non è molto necessario che il VIRTUOSO sappia leggere, o scrivere, che pronunzi ben le Vocali, ch’esprima le Consonanti semplici o replicate, che intenda il sentimento delle Parole, etc.; ma bensì che confonda Sensi, Lettere, Sillabe, etc., per far Passi di buon gusto, Trilli, Appoggiature, Cadenze lunghissime, etc. etc. etc.

Dovrà il VIRTUOSO procurar sempre la prima Parte, etc. facendo con l’Impresario Scrittura d’un terzo di più dell’Onorario già convenuto, a titolo di Riputazione.
Se potesse avvezzarsi a dire, che non è in voce, che non canta mai, ch’è tormentato da Flussione, Dolor di Capo, di Denti, di Stomaco, etc., ciò sarebbe da buon VIRTUOSO moderno.
Si lamenterà sempre della Parte, dicendo che quello non è il suo fare, riguardo all’Azzione, che l’Arie non sono per la sua abilità, etc., cantando in tal caso qualche Arietta d’altro compositore, protestando, che questa alla tal Corte, appresso il tale gran Personaggio (non tocca a lui dirlo) portava tutto l’applauso, e gli è stata Fatta replicare sino a diecisette volte per sera.
Canterà piano alle Prove, e nell’Arie farà sempre la Battuta a suo modo. Nelle Prove in Teatro starà per lo più con una mano nel Giustacuore, con l’altra in Scarsella, avvertendo sopra ogni cosa che nelle messe di Voce non s’intenda pure una Sillaba.
Starà sempre col Cappello in Testa, ancorché qualche Personaggio di qualità seco parlasse, a motivo di non raffreddarsi, e salutando alcuno non abbasserà mai il Capo, riflettendo ch’egli rappresenta Principi, Re, Imperatori, etc.

Canterà nel Teatro con la bocca socchiusa, co’ denti stretti; in somma farà il possibile perché non s’intenda neppure una parola di ciò che dice, avvertendo ne’ Recitativi di non fermarsi né a Punti, né a Virgole; ed essendo in Scena con altro Personaggio, sino che quegli parla seco per convenienza del Dramma o canta un’Arietta, saluterà le Maschere ne’ palchetti, sorriderà co’ Suonatori, con le Comparse, etc., perché il popolo chiaramente comprenda esser egli il signor ALIPIO FORCONI musico, non il principe ZOROASTRO, che rappresenta.
Sino a tanto si fa il Ritornello dell’Arie, si ritirerà il VIRTUOSO verso le Scene, prenderà Tabacco, dirà agli Amici che non è in voce, ch’è raffreddato, etc. e cantando poi l’Aria avverta bene, che alla Cadenza potrà fermarsi quanto gli pare, componendovi sopra passi e belle maniere ad arbitrio, che già il Maestro di Capella in quel tempo alzerà le Mani dal Cembalo e prenderà Tabacco per attender il di lui commodo. Dovrà parimente in tal caso ripigliar fiato più d’una volta, prima di chiudere con un Trillo, quale studierà di battere velocissimamente a principio senza prepararlo con messa di Voce, e ricercando tutte le Chorde possibili dell’acuto.

Farà l’Azzione a capriccio, imperciocché, non dovendo il VIRTUOSO moderno intender punto il sentimento delle parole, non deve formalizarsi veruna attitudine o movimento, ed entrerà sempre per la parte ch’entra la prima Donna o verso il Palchetto de’ Musici.
Tornando da capo, cambierà tutta l’Aria a suo modo, e, quantunque il cambiamento non abbia punto che fare col Basso o con li violini e convenga alterare il tempo, ciò non importa, perché già (come si è detto di sopra) il Compositor della Musica è rassegnato.
Se il VIRTUOSO rappresentasse una parte di Prigioniero, di Schiavo, etc., dovrà comparire ben incipriato, con Abito ben carico di gioie, Cimiero altissimo, Spada e Catene ben lunghe, e rilucenti, battendole e ribattendole frequentemente per indurre il popolo a compassione, etc.
Cercherà Protezione di qualche gran Personaggio per potersi contrasegnare sul libro: VIRTUOSO di Corte, di Camera, di Campagna, etc. del tal Signore.
Se l’Impresario fosse di poco credito, pretenderà Pieggiaria, Viaggi e Spese; ma non potendo ciò conseguire, canterà nulladimeno, prendendo a conto Biglietti, Affitti di Palchi, Speranze, Riverenze, etc.

Anderà difficilmente il VIRTUOSO moderno a cantare a veruna Conversazione, dove però capitando, si affaccierà tosto allo Specchio, accommodandosi la Perucca, stirando li Manichetti, alzando il Fazzoletto da Collo, perché si veda il solito Bottone di Diamanti, etc.
Toccherà poi il Cembalo con svogliatezza, e cantando a memoria ricomincierà più volte come se non potesse; e terminato il favore, si porrà a discorrere (a motivo di cogliere applausi) con qualche Signora, narrandogli Accidenti di Viaggi, Corrispondenze e Maneggi Politici, etc., disputando poi sopra il Genio, sospirando con occhiate di qualche Passione, e gettandosi incessantemente un groppo o l’altro della Perrucca doppo le spalle. Presenterà alla Signora Tabacco ogni momento con diversa Scatola (nella quale farà vedere il proprio Ritratto), mostrerà gran Diamante intagliato minutamente di Passaggi, Cadenze, Trilli, e con qualche Scena di forza, Sonetti, Orsi uccisi, etc. etc. quale dirà esser stato fatto lavorare da Protettore cospicuo, aggiungendo che non lo esibisce a lei per non fargli torto, etc. etc. etc.

Passeggiando il VIRTUOSO moderno con qualunque gran Letterato, non gli darà mai la man dritta, riflettendo, che appresso la maggior parte degli uomini il MUSICO è in credito di VIRTUOSO, e i1 Letterato d’uomo commune; anzi persuaderà egli il Letterato, sia Filosofo, Poeta, Matematico, Medico, Oratore, etc., a volersi far MUSICO, considerandogli seriamente, che a’ MUSICI (oltre la gran dignità nella quale sono) non mancano mai Denari, e i Letterati per lo più si muoiono dalla fame.
Se il Virtuoso fosse solito far parte da Donna, porterà sempre sulla Vita un Bustino con addosso Nèi, Rossetto, Specchietto, etc., facendosi la Barba due volte il giorno.
Pretenderà il Virtuoso moderno, l’Onorario di somma rilevantissima a riguardo di doversi mantener tutto l’anno da Capitano o General con suo Esercito, da Principe, Re o Imperatore
con sua Corte, Ministri, Segretari, Consiglieri, etc., dando generosamente Guanti, Scarpe, Calzette dell’Opera al Servitore c’avrà con sé, e tanto più se gli fosse qualche poco parente.
Il Servitore poi, sino che il Virtuoso parla con l’impresario, si ritirerà con qualche Suggeritore o Suonatore o Pittor di Scene, narrandogli cose grandi dell’incontro del sig. ALIPIO suo, aggiungendo, che l’interesse dell’Impresario sarebbe di fermarlo ad occhi chiusi, che non ha mai fallato in luogo veruno, ch’è instancabile alle fatiche, che mai sì raffredda, che ha Trilli e Cadenze novissime, etc. etc.

Se il MUSICO fosse Tenore o Basso, potrà servirsi parimente di tutti gli Avvertimenti dati di sopra, aggiungendo che il BASSO cantando deve tenoreggiare con Passi e Chorde acutissime, ed il TENORE deve scendere al possibile nelle Chorde del BASSO, ascendendo però col falsetto sino al CONTRALTO, nulla importando che, per ciò fare, la Voce sia di Naso o di Gola.
TENORI e BASSI sapranno per lo più comporre, e nell’Opere vecchie si faranno l’Arie, battendole in Scena con la Mano e col Piede.
Se il VIRTUOSO fosse Contralto, o Soprano avrà qualche buon Amico che parli a suo favore nelle Conversazioni, che lo dichiari (a gloria della verità) di civile ed onorata Famiglia, aggiungendo, che a motivo di pericolosissima Infermità ha convenuto soccombere all’Incisione; per altro, c’ha un Fratello Lettore di Filosofia, un altro Medico, una Sorella Monaca da Officio, un’altra maritata in un Cittadino, etc. etc. etc.

Facendo il VIRTUOSO moderno Duello e restando ferito in un braccio, farà l’Azzione ancora col Braccio ferito, e dovendo bever Veleno, canterà l’Aria con la Tazza in mano, voltandola e rivoltandola, perché già è vuota.
Avrà alcuni Movimenti particolari, o di Mano, o di Ginocchio, o di Piede, de’ quali si servirà a vicenda in tutta l’Opera l’un dopo l’altro sino al fine della medesima.
Sbagliando un’Aria più d’una volta, o che non avesse applauso, dirà che non è Aria per Teatro, che non si può cantare, etc., pretendendo che si muti con dire che in Teatro li MUSICI, e non il Maestro di Capella, devono comparire.
Farà la Corte a tutte le Virtuose e lor Protettori, non disperando, per mezzo della Virtù e della solita esemplar Modestia, di conseguire Titoli di Conte, Marchese, Cavaliere, etc. etc.
etc.

4 commenti:

  1. Mi viene in mente quel mondo che Carlo Goldoni descriveva ne "L'impresario delle Smirne"... ;)

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    1. Esattamente! :) inoltre Goldoni - che pur scrivendo molti libretti d'opera non ha mai nascosto la sua insofferenza verso quel mondo - conosceva sicuramente l'affine lavoro di Metastasio "L'impresario delle Canarie".

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  2. Sempre gustoso da rileggere. Chissà se qualcuna delle virtuose odierne lo conosce :)

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