domenica 11 settembre 2011

Giovanni Battista Pergolesi: L'Olimpiade





L'apparizione di Pergolesi sui palcoscenici italiani è stata fugace, ma ha lasciato un segno indelebile, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo dell'opera buffa, che assicurerà al Maestro di Jesi fama immortale già durante la sua breve vita.Ma all'epoca, la consacrazione di un operista passava attraverso gli aulici versi dell'opera seria. Tra di esse, l'Olimpiade, che ebbe il suo battesimo a Roma come prima opera della stagione di Carnevale 1735.

Furono la fama crescente di Pergolesi e l'invito dei suoi nobili mecenati napoletani (trasferitisi nella città eterna dopo la conquista borbonica di Napoli) a portare il maestro di Jesi a comporre l'opera inaugurale della stagione del teatro di Tor di Nona. Questo teatro era stato riaperto due anni prima, ricostruito dopo la demolizione ordinata nel 1697 dall'arcigno papa Innocenzo XII, notoriamente avverso all'arte teatrale. Il libretto si rivela particolarmente fedele, per le usanze dell'epoca, all'originale stesura del poeta cesareo. Eliminato il coro, per evitare eccessive spese di allestimento, sono conservate tutte le arie originali con una sola eccezione - "Torbido in volto, e nero" cantata da Megacle, proveniente dall'Adriano in Siria, sostituisce l'originale "Lo seguitai felice" - e inserendo tre arie aggiuntive per Aminta, Alcandro e Licida. 
Il cast comprendeva i castrati Mariano Nicolini (interprete di Aristea, poiché a Roma vigeva il divieto per le donne di calcare le scene, ed i ruoli femminili erano affidati a castrati en travesti), Domenico Ricci (Megacle) e Francesco Bilancioni (Licida). Un collega e rivale di Pergolesi, Egidio Duni, in una lettera a Gretry riporta il fallimento della prima rappresentazione, e biasimando il pubblico romano attribuisce il fiasco all'eccessiva raffinatezza della musica. Ciò nonostante, l'opera divenne tra i lavori più conosciuti dell'autore, e fu considerata tra le migliori intonazioni del dramma metastasiano per molto tempo, al punto che ancora Stendhal ne sosteneva l'assoluto primato. 



Comune all'intero lavoro è l'atmosfera di gioia e di freschezza che, come giustamente nota Raffaele Mellace, propone "un'interpretazione del testo del tutto congeniale alla poesia metastasiana e all'esaltazione del binomio bellezza-gioventù, peculiare di questo dramma". L'orchestrazione è ricca, e presenta l'uso di trombe e corni da caccia, oltre agli oboi, in diverse pagine dell'opera.
Già la sinfonia impone con forza la cifra del dramma




e in diverse arie di grande effetto, come "Quel destrier, che all'albergo è vicino" di Licida e "Torbido in volto, e nero" di Megacle.





Un'atmosfera diversa si coglie nel celeberrimo duetto degli amanti che chiude il primo atto, ove "l'immediatezza della comunicazione dei raffinati versi metastasiani si rispecchia nella simmetria e nella regolarità della musica, appena increspata da gesti che tradiscono l'interno sgomento dei protagonisti"

Geniale nella sua apparente semplicità è l'aria centrale del dramma "Se cerca, se dice", tradizionalmente ritenuta la migliore intonazione del testo in assoluto ed appassionatamente ammirata da Stendhal. Un elementare motivo di tre note assecondato da un accompagnamento orchestrale altrettanto essenziale, che garantisce l'assoluto predominio della voce. Il risultato di questi gesti è straordinario, se si considera la carica drammatica che si concentra nella declamazione intonata del testo (e nelle sue pause) fino al climax finale".
Degne di nota anche la delicata aria di Licida "Mentre dormi, amor fomenti" e "Non so donde viene" di Clistene.




Al di là della discontinua qualità tra i diversi numeri della partitura, quest'opera si impone come uno dei più ispirati e curati lavori teatrali di Pergolesi, ed è stata ultimamente oggetto di diverse rappresentazioni, sintomo di una doverosa riqualificazione del giovane maestro napoletano.

3 commenti:

  1. Ciao :)

    Noto che, tra i più di 60 compositori che musicarono l'Olimpiade, c'è anche Donizetti (anche se purtroppo la sua versione, del 1817, rimase incompiuta). Questo significa che questo libretto, probabilmente il migliore mai scritto, tanto è rimasto "sulla scena" per 80 anni.

    Qualche tempo fa mi è capitato di ascoltare la versione vivaldiana, che dovrebbe essere la più nota. Ottima comunque l'ouverture pergolesiana.

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  2. Ciao e benvenuto
    Esatto, e non è l'unico caso di sopravvivenza di un dramma metastasiano ben oltre lo spartiacque del cambio di secolo. Si pensi alla Didone abbandonata di Mercadante del 1823, o il suo Adriano in Siria del 1828. VI è poi la ripresa ottocentesca del Ruggiero, e altri numerosi casi. Ciò significa che i libretti metastasiani, pur se adattati alle diverse convenzioni dell'800, continuarono a ispirare impresari, librettisti e cantanti.
    Vero comunque che L'Olimpiade rimane il migliore dramma (quanto è riduttivo definirlo "libretto") scritto da Metastasio, per l'equilibrio della struttura, per lo sviluppo e l'analisi psicologica dei personaggi, per la mirabile condotta della trama e, non ultimo, per lo splendido uso della lingua italiana.

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  3. L'aria "Quel destrier" mi ricorda un po' i concerti per strumento solista e orchestra (per es. gli ampi intervalli annunciati all'inizio dall'orchestra costituiscono già un passaggio virtuosistico per saggiare l'equilibrio timbrico e i passaggi di registro).

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