martedì 13 settembre 2011

Il "primo uomo": Vincenzo dal Prato

Nato a Imola, si ritiene che il suo debutto, all'età di sedici anni, sia avvenuto a Fano, nel 1777. Invitato a Stoccarda nel 1779 per cantare in onore del futuro zar Paolo I, fu reclutato da uno dei "ricercatori di talenti" dell'elettore di Baviera e subito assunto per Monaco, ove cantò regolarmente tra il 1780 e il 1805. Era un ragazzo cortese e di bell'aspetto; del suo canto venivano elogiate la grazia e l'abilità esecutiva, pur mancando di potenza e capacità drammatiche. Secondo alcune testimonanze dell'epoca, eccelleva nel ruolo di amante serio nelle opere comiche, che gli davano modo di sfoggiare il suo lirismo. 


Nulla di tutto ciò ha però contribuito alla sopravvivenza del suo nome negli annali della musica.
Nel 1781 interpretò Idamante nell'Idomeneo di Mozart a Monaco, e l'implacabile giudizio che il compositore salisburghese dà del ventiquattrenne Dal Prato, vergato in numerose lettere al padre durante la composizione dell'opera, ha attraversato i secoli. Vale la pena di passare in rassegna questi giudizi:

"Se avessi saputo che questo castrato era così cattivo, di certo avrei raccomandato Ceccarelli [un castrato operante a Salisburgo, che Mozart detestava]"
"L'altro ieri dal Prato ha cantato al concerto - in modo disastroso. Scommetto che l'amico non supererà mai le prove, tanto meno l'opera. Caspita! il disgraziato è marcio fino alle ossa"
"devo cantare con lui, perché gli devo insegnare tutta la sua parte come fosse un bambino. E non ha un metodo che valga un centesimo"
"Raaff [interprete di Idomeneo] e dal Prato spogliano il recitativo cantandolo senza spirito o fuoco alcuno, e con tanta monotonia. Sono i più squallidi attori che abbiano calcato le scene"
"[...] dal Prato è un individuo assolutamente inutile. La sua voce non sarebbe così malvagia se egli non la producesse nella gola e nella laringe. Ma non ha intonazione, metodo, sentimento. Canta - sì, come il migliore dei fanciulli che vengono per essere esaminati e ottenere un posto nella cappella."

A dispetto delle opinioni di Mozart, Dal Prato continuò mantenne l'incarico di "primo uomo" nel teatro di corte e, dopo il ritiro dalle scene, continuò a vivere a Monaco di Baviera, con una pensione assegnatagli dall'Elettore, fino alla sua morte nel 1828.

Quella che segue è l'aria (bellissima) di Idamante, dal primo atto di Idomeneo:


Una curiosità: si dice che sia inorridito all'ascolto della Missa Solemnis di Beethoven, che pure grandemente ammirava. Ciò indica che le radici dell'italica opinione, dettata da incomprensioni e differenze dello stile compositivo tedesco rispetto a quello italiano, secondo la quale il maestro di Bonn "dispone male le voci" sono ben più profonde della pesante stroncatura di Verdi.

2 commenti:

  1. Di fronte a cantanti improbalabili come Dal Prato si può misurare ulteriormente l'abilità di Mozart, che nonostante tutto è riuscito a scrivere grandi arie per il personaggio di Idamante.

    L'impegno e la pazienza profusi dal compositore dimostrano inoltre quanto si sentisse vicino a quel punto di svolta che aveva invano atteso durante i viaggi in Italia o a Parigi. La speranza di ottenere un posto andrà delusa ancora una volta, ma forse proprio grazie all'Idomeneo Mozart troverà una volta per tutte il coraggio di restare a Vienna e lasciare alla spalle Colloredo e Salisburgo.

    Dunque grazie a un'opera seria, probabilmente, il mondo della musica può vantare i capolavori dapontiani e il Flauto Magico, opere ben lontane dallo stile dell'Idomeneo.

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  2. Idomeneo infatti, nonostante le sue peculiari innovazioni, è un'opera che guarda ancora al passato, molto più di quanto faccia la Clemenza, in odor di neoclassicismo. Con quest'opera diede addio a Salisburgo, a Colloredo, all'opprimente presenza del padre, conscio delle sue capacità e speranzoso di conquistare Vienna e l'imperatore.

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