venerdì 20 luglio 2012

Storie dimenticate di donne all'opera [1]




"Non ci sono donne compositrici, non ci sono state e non ci saranno mai". 
Così si espresse in un'intervista del 1920 Sir Thomas Beecham, influente direttore d'orchestra e compositore britannico. Frase dettata da gretta ignoranza - del passato - mista a malafede (compositrici importanti furono contemporanee di Beecham, come Cécile Chaminade), ma emblema di un problema generale piuttosto scottante, ossia il profondo maschilismo e la misoginia che affliggono la storia della musica. Le donne non hanno mai goduto di una buona considerazione nel mondo musicale: l'ideale della donna quale madre e moglie, custode del focolare domestico, comportava che fossero malviste donne libere, indipendenti, talvolta ricche come potevano esserlo le cantanti d'opera. La musica era un nobile passatempo per ogni fanciulla di buona famiglia, ma non doveva travalicare in una occupazione professionale che la potesse distrarre dal compito primario cui era destinata dalla "società naturale".

Se forte era la presenza femminile nel mondo strumentale - mogli e figlie di musicisti che suonavano nelle orchestre, affermate soliste quali Regina Strinasacchi o Maddalena Laura Lombardini (quest'ultima anche compositrice, allieva di Tartini e di Galuppi, l'unica italiana a scrivere pagine strumentali di ampio respiro), oppure i celebri cori e orchestre interamente femminili degli "ospedali" veneziani - molto più difficoltoso era intraprendere la via della composizione, soprattutto in campo sacro e operistico. Alcune donne, figure eccezionali, dotate di grande talento, vi riuscirono. In questo articolo e nei successivi racconteremo le storie di alcune di loro.
Maria Rosa Coccia, nata a Roma nel 1759, compositrice di oratori e opere. Si hanno pochissime notizie della sua vita privata: non sappiamo con certezza con chi si formò musicalmente - alcuni indicano il romano Sante Pesci, altri parlano di una donna appositamente chiamata dai suoi genitori. Studiò inizialmente canto e clavicembalo, suscitando ammirazione per le grandi doti che le permettevano di leggere agevolmente a prima vista anche le parti più difficili. Le sue prime composizioni, risalenti al 1772 furono sei sonate per clavicembalo e un oratorio, il Daniello, rappresentato all'Oratorio di San Filippo Neri. Venne ammessa tra i musici della Congregazione di Santa Cecilia all'età di 15 anni, ottenendo il titolo di Maestro di Cappella, ma non poté mai svolgere la professione per la quale era qualificata, in quanto per ragioni facilmente intuibili non ottenne mai un incarico presso una chiesa o una basilica. Nel 1784 entrò a far parte anche dell'Accademia Filarmonica di Bologna. Si dedicò completamente alla composizione, eseguendo i suoi lavori principalmente in palazzi e salotti privati, ma vi sono scarsissime notizie di queste attività e non esistono edizioni a stampa. Scrisse sonate, salmi, vespri, mottetti, una cantata e musicò il libretto metastasiano dell'Isola disabitata, ma molte di queste composizioni sono oggi perdute.
Fu in contatto epistolare con Metastasio, che le manifestò sempre grande stima e ammirazione ma, forse per proteggere la carriera di Marianne de Martinez non fece nulla per procurare un incarico viennese alla Coccia. Particolarmente significativa è una lettera del Poeta Cesareo del 29 dicembre 1777:
Qui al giorno d'oggi vi è una grande decadenza musicale; e per conoscere il merito di una compositrice sua pari bisogna aver cognizioni che la maggior parte della gente non ha. Onde tutti, ma particolarmente quelli che possono assumere il carattere di mecenati non possono apprezzarlo, che sulle relazioni dei professori (che essendo uomini anch'essi e soggetti alle passioni dell'umanità) non la fanno sempre sincera.
Degli anni successivi sappiamo solo che nel 1832 presentò un'istanza di sussidio alla Congregazione di Santa Cecilia dichiarando di aver passato la vita componendo e insegnando ma, avendo dovuto mantenere i genitori e le sorelle, era ancora costretta a lavorare poiché priva di mezzi. Le fu accordata la misera somma di quattro scudi. Maria Rosa Coccia morì a Roma nel novembre del 1833.

Maria Teresa Agnesi Pinottini, nata a Milano nel 1720 in una famiglia agiata ed estremamente numerosa (il padre ebbe ben 21 figli da tre diverse mogli). Per volontà del padre ebbe un'educazione molto vasta e approfondita, ovviamente anche in campo musicale, per il quale dimostrò una particolare propensione. Se l'educazione che ricevette fu assolutamente eccezionale per l'epoca, fu però anche soffocante: il padre considerava le due sorelle di sua proprietà, il vanto da esporre in società per brillare di luce riflessa, impedendogli di decidere del loro futuro e di sposarsi.
Durante l'adolescenza dovette eseguire le proprie composizioni al clavicembalo davanti agli ospiti delle famose "conferenze" matematico-filosofiche della sorella maggiore, Maria Gaetana Agnesi, stupendo per il suo talento anche Charles de Brosses. Nel 1747 vi fu un evento straordinario: la prima opera di Maria Teresa, Il ristoro d'Arcadia, andò in scena al Teatro Ducale di Milano.
Nel 1752 il padre morì, e Maria Teresa fu finalmente libera di sposare il giovane nobile Pietro Antonio Pinottini, e l'affrettato matrimonio suscitò molte chiacchiere nella società milanese. La sorella Maria Gaetana lasciò invece la casa paterna dedicandosi alla cura di donne povere e malate, e successivamente di ragazze ritardate al Pio Albergo Trivulzio, godendo sempre del sostegno della sorella e del cognato, che l'aiutarono economicamente e informarono le autorità cittadine del suo lavoro.
Nel 1753 venne rappresentata la seconda opera di Maria Teresa, Ciro in Armenia, su libretto scritto da lei stessa. Offrì una serie di composizioni all'Elettrice di Sassonia, a Maria Teresa d'Austria e l'opera Sofonisba all'Imperatore Francesco I. Per festeggiare il fidanzamento tra l'arciduca Ferdinando e Maria beatrice d'Este venne rappresentato il dramma Insubria consolata, e nel 1771 sempre al Teatro Ducale fu messa in scena la Nitocri, su un vecchio libretto si Apostolo Zeno. Al San Carlo di napoli vennero allestite Il Re pastore e la serenata Ulisse in Campania, scritta per festeggiare il matrimonio di Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina d'Asburgo (sorella di Maria Antonietta).
Il suo stile si distingue per l'intensità espressiva e drammatica e per l'uso ammirevole dell'armonia. Maria Teresa era una donna dotata di un carattere tenace e di grande capacità organizzativa: non solo dirigeva le sue opere al clavicembalo, come d'uso, ma seguiva le prove di scena e l'allestimento, e partecipava attivamente nella scelta dei cantanti e dei musicisti.
Non conosciamo la reazione del pubblico dei teatri dove rappresentava le sue opere, ma di certo deve aver destato molta curiosità. Nonostante i continui viaggi e l'attività musicale, tenne costantemente un famoso salotto musicale a Milano frerquentato da musicisti provenienti da tutta Europa. Nel 1770 ospitò il giovane Mozart, dove probabilmente il salisburghese conobbe Sammartini.
Oltre alle composizioni vocali scrisse molti lavori per tastiera di notevole livello virtuosistico, influenzati dallo stile di Domenico Scarlatti, Rameau e Galuppi.
Gli ultimi anni della sua vita furono connotati da sempre maggiori ristrettezze economiche, e nel 1792 rimase vedova. Morì pochi anni dopo, il 19 gennaio 1795, e i suoi funerali vennero celebrati nella chiesa di San Babila.




QUI trovate un fac-simile della partitura manoscritta dell'Ulisse in Campania di Maria Teresa Agnesi


A chi volesse approfondire le figure femminili che furono protagoniste del panorama musicale italiano, segnalo "Almanacco delle virtuose, primedonne, compositrici e musiciste d'Italia", pregevolissimo lavoro di Patricia Adkins Chiti, ricco di informazioni e curiosità, dal quale ho tratto molte delle informazioni biografiche per questo articolo.

7 commenti:

  1. E pensare che uno dei primi compositori della storia (se non il primo) era una donna, Ildegarda di Bingen: http://it.wikipedia.org/wiki/Ildegarda_di_Bingen

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    1. Sì, Ildegarda è forse la prima musicista il cui nome viene abbinato alle composizioni, che per la maggior parte rimanevano anonime.

      E non dimentichiamo che donna è anche la Santa patrona della musica ;)

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  2. Un'altra che oggi è molto apprezzata dagli appassionati di contemporanea è Gloria Coates, ma qui non so pronunciarmi in proposito perché non vado oltre Puccini :D

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  3. Mamma, che ignorante Beechman: e Francesca Caccini e Barbara Strozzi secondo lui cosa erano? Trans? XD

    Complimenti per il rientro: proprio bello rileggere un nuovo post :)

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  4. Sofia Guibadulina è un nome che dovrebbe tappare la bocca a tutti.

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  5. Complimenti, caro Megacle, davvero un articolo interessante, dato che di molte di queste storie non ero al corrente. E' questo, se vogliamo, anche un esempio di "anticipazione" dell'emancipazione femminile in ambito artistico, in quanto la figura della donna in certi ruoli inerenti al campo della musica è stata sempre messa in secondo piano, se non oscurata completamente, dall'uomo. Ancora grazie e complimenti vivissimi

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