domenica 19 febbraio 2012

Il Nuovo Teatro Ducale


Oggi continuiamo il nostro viaggio alla scoperta dei più importanti teatri del Settecento. La storia che stiamo per raccontare ci porta nella capitale del Ducato di Milano, in una fredda giornata del Carnevale 1776. Il tradizionale ballo del sabato grasso si era da poco svolto nel Teatro Regio Ducale (immagine sopra), una sfarzosa sala in legno  costruita all'interno di Palazzo Reale nel 1717, su progetto di Francesco Bibiena, con la collaborazione degli allievi Barbieri e Valmagini.

Il teatro è grandissimo e sontuoso, con cinque file di palchi su ogni lato. Parallelamente ai palchi corre una larga galleria tutt'intorno all'edificio che serve da vestibolo ad ogni fila di palchi. Ogni palco può contenere sei persone che siedono ai lati, l'una di fronte all'altra; ma alcuni palchi di fronte alla scena possono ospitare comodamente dieci persone. Di fronte ad ogni palco, attraversando la galleria mediante la quale si accede ad essi, vi è una saletta con il caminetto, fornita di tutte le comodità per i rinfreschi e per giocarvi a carte. Alla quarta fila di palchi, su ogni lato dell'edificio, c'è una sala per il gioco del faraone aperta durante lo spettacolo d'opera.  Di fronte vi è un grande palco, ampio quanto una comune sala da pranzo a Londra, riservata al Duca di Modena.
Così Charles Burney, l'instancabile musicologo inglese che girò tutta Europa per documentarne la vita musicale, descrisse il teatro che, il 25 febbraio 1776, venne divorato dalle fiamme: si trattò di un incidente - qualche candela spenta male che appiccò il fuoco alla delicata struttura in legno - o di un incendio doloso, come denunciato da una lettera anonima? Non si avrà mai una risposta certa. In un solo pomeriggio venne ridotta in cenere la sala che aveva visto trionfare i lavori di Porpora, Paisiello, Galuppi, Gluck e Mozart.
L'aristocrazia milanese, la cui vita sociale ruotava intorno alle serate all'opera, si attivò subito: chiese al governo austriaco la costruzione di un nuovo grande teatro, impegnandosi a coprirne le spese in cambio della proprietà dei palchi. L'imperatrice Maria Teresa accolse la richiesta, anche grazie alle sollecitazioni del figlio Ferdinando (ricordate le sue nozze? Ne avevamo parlato qui) affidando il progetto a un noto architetto: Giuseppe Piermarini. Il tetto e gli esterni sarebbero stati a carico dello Stato.

Pianta del Teatro alla Scala - Progetto del Piermarini
Venne velocemente costruito un teatro provvisorio in legno, il cosiddetto Teatro Interinale, che aprì nel settembre 1776. Si decise che la nuova sala non sarebbe più stata situata all'interno del Palazzo Reale: il sito prescelto, poco distante dal Duomo, era il terreno ove sorgeva una antica chiesa trecentesca ormai diroccata: Santa Maria della Scala, che prendeva il nome dalla sua fondatrice Beatrice della Scala, moglie di Bernabò Visconti. I lavori durarono due anni: alla fine di maggio del 1778 si effettuarono le prime prove di acustica nella nuova grande sala, e l'inaugurazione del Nuovo Regio Ducal Teatro avvenne il 3 agosto 1778 con Europa  riconosciuta di Salieri (alla quale dedicheremo uno spazio apposito) e Troia distrutta di Morellari.
La struttura è quella del tipico teatro all'italiana, ovvero una sala a ferro di cavallo con file sovrapposte di palchi privati. Piermarini ha prestato molta attenzione alla funzionalità della struttura (macchine sceniche, sale di rappresentanza, impianti di riscaldamento e servizi igienici) e all'acustica della sala: tra la volta d'intonaco, sorretta da centine di legno, e il tetto vero e proprio, vi è uno spazio vuoto, ideato per fungere da cassa di risonanza. L'interno era molto sfarzoso: cinque file di palchi, una galleria, un grande palco centrale e otto palchi di proscenio. Il palcoscenico era molto sporgente verso la platea; il sipario dipinto - a discesa verticale, più volte sostituito nel XIX secolo - rappresentava le Muse nel Parnaso, un tema suggerito da Parini. "E' immensa, non credo ne esista una più grande", disse Elisabeth Vigée-Lebrun, la pittrice favorita di Maria Antonietta, in fuga dalla Francia rivoluzionaria. Informazioni precise e molto dettagliate ci giungono dal carteggio di Pietro Verri al fratello Alessandro: 
Spira dappertutto grandezza di eleganza, la curva è riuscita così bene che in ogni parte che ti affacci ti sembra d'essere come al centro per rimirare il tutto insieme. [...] Sono sei ordini di palchi di 36 palchi ciascuno, siccome lo era il vecchio teatro. La loggia del S.Duca di Modena è il proscenio alla dritta entrando in prima fila. [...] La musica e le voci risuonan bene, la platea è a volta. i palchi e le loro divisioni sono di legno, tutto il restante è l'opera de' muratori, le corsie, camerini e porte de' palchi; si sta con a animo tranquillo anche contro l'incendio.
Serie preoccupazioni erano invece destate dalla scarsa illuminazione fornita da candele e lampade ad olio: si possono immaginare i disagi creati dal fumo che ne derivava, per smaltire il quale vennero praticati dei buchi nel tetto, col risultato che d'inverno in teatro si tremava dal freddo.

La facciata del teatro in un famoso dipinto ottocentesco di Angelo Inganni, precedente l'apertura della piazza antistante, avvenuta nel 1875
Se l'interno venne lodato, diverse critiche ricevette invece la  sobria e lineare facciata neoclassica:
è bellissima in carta, e mi ha pure sorpreso quando la vidi prima che si mettesse mano alla fabbrica; ma ora quasi mi dispiace. Nel disegno tu vedi la facciata come una sola superficie, nella esecuzione sono tre pezzi. Il portico di bugne si avanza molto e servendo al passaggio delle carrozze che vanno al teatro ti copre e offusca parte dell'edificio. Se ti scosti poi per vedere scemata la deformità, ti spunta un casotto in cima della facciata che è il tetto assai alto. Questa facciata poi è piantata dove era il fianco della chiesa della Scala, e così vedi, non ha piazza avanti di sé.
Subito la Scala divenne il salotto per eccellenza della società milanese: l'arredamento dei palchi era rimesso al gusto dei proprietari, che potevano scegliere anche il colore delle tappezzerie e delle tende; i palchettisti vi ricevevano gli amici, organizzavano cene, partite di gioco e incontri galanti. In platea non c'erano posti fissi, ma canapé e "sedie volanti", dove insieme al pubblico borghese, prendevano posto i servitori dei palchettisti, pronti ad accorrere ai bisogni dei loro signori. 

La sala del teatro nel XIX secolo
Nel tempo molte modifiche sono state apportate agli interni: a inizio '800 furono modificate le decorazioni interne mentre gli arredamenti dei palchi vennero uniformati solo nel 1838. Dal 1823 trova posto al centro della sala l'enorme lampadario disegnato dallo scenografo Sanquirico che, illuminando molto la sala, fa sì che "in Milano si vedono, più che altrove, in maggior numero, belle ed eleganti donne" come ebbe ad osservare la Gazzetta di Milano. La volta è decorata con affreschi di Francesco Hayez nel 1830 (eliminati nel 1875), e a fine Ottocento fu realizzata l'illuminazione elettrica e creata la buca d'orchestra, prima inesistente.

Il Teatro alla Scala divenne presto il centro della vita operistica italiana, con l'eccellenza della sua orchestra, il prestigio dei cantanti e dei compositori che vi presentavano i loro nuovi lavori. Per dirla con Stendhal, "il primo teatro del mondo, perché è quello che dà il massimo godimento musicale".

7 commenti:

  1. Magnifico, Megacle, una lezione di storia e cultura interessantissima anche per me che l'ho visto tante volte!!!! Complimenti, Stefix =)

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  2. Ecco qui un altro blog da aggiungere ASAP ai miei preferiti, davvero molto interessante. Ciao.

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  3. Grazie Amfortas e benvenuto anche a te. A presto!

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  4. Sono ansioso di leggere il tuo post sull'Europa riconosciuta di Salieri :)

    Kraus

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  5. Grazie Megacle, la sto leggendo ora ;) Fa' un salto sul forum se vuoi, ti aspettiamo...

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